Il diabete
Nonostante sia una malattia cronica non infettiva, dal mondo
scientifico viene definita come un epidemia a livello mondiale. Si muove tra la
popolazione al passo della civilizzazione. Tra benefici e conquiste si
inseriscono gli effetti collaterali del benessere: iperalimentazione,
malnutrizione(in senso di cattiva nutrizione) e sedentarietà. Annettendo a
questi fattori un aumento della durata media di vita, quindi un maggiore
invecchiamento delle popolazioni che corrisponde ad un aumentato intervallo di
tempo, si è maggiormente sottoposti a questi fattori di rischio e l’invecchiamento in
sé inoltre induce ad un abbassamento di risposta organica agli stati patologici.
In Italia le statistiche parlano di circa 3 milioni di
diabetici consapevoli e 1 milione di persone che non sa o non sa ancora di
avere il diabete, probabilmente quei casi in cui i sintomi sono sub-clinici o
la malattia è addirittura asintomatica e il paziente associa uno stato di
malessere ad una condizione intrinseca del proprio corpo, non allertandosi e
quindi non facendo diagnosticare il proprio stato di salute.
Dal 2000 al 2010 vi è stata una crescita del 33% portando
quindi al 4,9% la popolazione diabetica in Italia, al 6% contando anche gli
inconsapevoli.
L’eziopatogenesi della malattia diabetica è dovuta allo
stato continuo o comunque frequente di iperglicemia. Livelli continui ed elevati
di zuccheri nel sangue corrodono tessuti come le arterie e i nervi, un
danneggiamento micropatologico posta a conseguenze macropatologiche:
- Stroke (Ictus), Infarti miocardici e angina, Insufficienza
renale e ulcere agli arti inferiori (Piede
Diabetico)
- Retinopatia, Nefropatia diabetica e Neuropatie Somatiche e
Autonomiche.
Eziopatogenesi del piede diabetico
Il diabete mellito comporta uno stato continuo di
iperglicemia, provocando a lungo termine delle alterazioni tissutali
patologiche. Con un grading che va da semplici alterazioni morfo-strutturali
fino a ulcerazioni accompagnate da necrosi e infezioni, con esordi superficiali
limitati all’epidermide fino a interessare, attraversando tutti i tessuti
muscolari, le strutture osseo-articolari profonde. Spesso la risoluzione di
stati così avanzati sono amputazioni.
Le microalterazioni dovute all’iperglicemia sono causate da
fenomeni di glicazione e stress ossidativo a carico dei nervi (la mielina che
ricopre l’assone), e delle arterie in cui s’ispessisce la membrana basale e s’irrigidisce
l’arteria fino a calcificarla.
La glicazione è dovuta a ponti chimici che alterano le
proteine coinvolte fino a che la molecola assumen la nuova forma disfunzionale, si osserva anche un rallentamento del ricambio cellulare.
Neuropatia diabetica
Si verificano tre tipi di deficit: sensitivo, motorio e
autonomico.
Sensitivo, si abbassa l’attività sensitiva e la percezione
del dolore, ossia il paziente non avverte o avverte meno dolore. Il dolore
quindi come funzione di allertamento nei confronti di insulti viene soppresso e
spesso il paziente non si accorge di aver subito traumatismi o addirittura di
avere ulcere. La mancanza di dolore può intuitivamente apparire come un fattore
positivo, in realtà il dolore ci allerta che la scarpa è troppo stretta o che
l’acqua è troppo calda, preservandoci da comportamenti dannosi che potrebbero
provocarci una lesione. La mancanza di dolore comporta quindi una maggiore
possibilità di causarci involontariamente del male.
Motorio, le strutture connettivali si retraggono a causa di
un’ipotrofia dei muscoli con il risultato di una deformazione del piede.
Creando delle zone di iperappoggio che subiscono una
maggiore pressione su una minore superficie, fattore di rischio principale per le
formazioni di ulcere. Una prima risposta è l’ipercheratosi ossia la formazione
di un indurimento dell’epidermide, in quei punti vi è una maggiore pressione.
Autonomico, il sistema nervoso compromesso, deputato alla secrezione
ghiandolare e al setting microvascolare, provoca secchezza della cute fino alla
formazioni di fissurazioni, soprattutto nel tallone. La mancata regolazione
della vasocostrizione del circolo comporta anche la formazione di edema nel
piede e nella gamba.
Vascolopatia diabetica
L’Angiopatia diabetica comporta un ispessimento della
membrana basale dei capillari del microcircolo. A differenza di quanto
intuitivamente si possa pensare, il problema non è la stenosi del lume bensì la
diminuita capacità di migrazione leucocitaria e di risposta iperemica in caso
di traumi, favorendo l’insorgenza di infezioni. Ovviamente nel contesto
chiamato “compromissione biologica del piede diabetico” il flusso sanguigno
capillare è ridotto con maldistribuzione e ischemia.
E’ simmetrica ossia colpisce entrambi gli arti, soprattutto
la zona arteriosa femoro popliteo tibiale, l’ispessimento dei lumi è diffuso
coinvolgendo anche i circoli adiacenti e collaterali.
Si osserva una calcificazione della zona arteriosa poplitea,
riscontrabile in un eventuale Rx in cui si può osservare l’albero arterioso
descritto.
Tipi di lesione
L’ulcera neuropatica è frequentemente situata a livello
plantare, spesso senza dolore, torbido, spesso accompagnate da callosità.
Mentre l’ulcera angiopatica o ischemica generalmente
colpisce zone diverse da quella plantare colpendo particolarmente dita e
talloni, e in altri casi margini e dorso del piede. La lesione ha una zona
perilesionale ischemica o necrotica, oltre un fondo spesso necrotico e sovente
infetto, quando la funzione neuronale è intatta il paziente avverte dolore.
Ovviamente è molto più frequente che il paziente presenti
ulcere miste e che un aspetto patologico influenzi anche l’altro, una
compromissione vascolare influisce sull’evoluzione di un ulcera neuropatica,
così come un deficit di percezione del dolore potrebbe influire sulla presa in
cura di un ulcera ischemica.
Classificazione secondo Texas© 201
L’università di Texas ha preso in considerazione due assi
cartesiani. Un asse dello stadio riferendosi all’evoluzione del tessuto man
mano interessato, ed un asse in cui si valutano le complicanze, come l’infezione
e la necrosi.
fonte: https://encrypted-tbn0.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcQXJW7H3tPaA9Yx3FyUfj8AyQnYR8pyMrojeSrfg-rfT51B1M1M
La tabella è anche un indice prognostico, poiché all’aumentare
della stadio e del livello di fattori copresenti aumenta anche la negatività
prognostica dal più favorevole 0A al più pericoloso 3D . I gradi sono 4, dal primo interessamento dell’epidermide, fino al
superamento di tendini, capsule raggiungendo ossa e articolazioni. 4 stadi
accompagnano ogni grado da A a D: assenza di fattori, infezione, ischemia,
infezione e ischemia.
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